Una brigata di medici cubani in aiuto per il coronavirus

Una sintesi della lunga e appassionante Storia che ha condotto i 52 medici cubani fino a noi per darci una mano, è l’intervista rilasciata dall’ambasciatrice cubana in Bulgaria, Caridad Yamira Cueto Milian, alla presidente dell’Unione dei Giornalisti di lingua spagnola Kadrinka Kadrinova.

I MEDICI CUBANI IN LOMBARDIA
Qual è il “fenomeno” dei medici cubani arrivati in Lombardia? Il coronavirus Covid-19 è un duro test per tutti, ma quand’è che parleremo della fame che “incorona” il mondo?
Un team di 52 medici e infermieri cubani è arrivato in Lombardia, la regione italiana più colpita dalla pandemia di Covid-19. Il team si unisce agli sforzi per curare i pazienti e fermare la diffusione dell’infezione. I medici cubani sono stati accolti con grande speranza perché già in molte altre precedenti occasioni hanno dimostrato professionalità, dedizione ed efficacia in missioni caratterizzate da situazioni estreme in tutto il mondo da oltre cinque decenni. Uno dei casi più memorabili è stato il contributo al trattamento dell’epidemia di Ebola nel 2014, per il quale Cuba ha ricevuto il ringraziamento speciale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’isola della libertà è universalmente riconosciuta per il suo elevato livello di attenzione medica avanzata, gratuita e aperta a tutti i cittadini cubani.
Signora Ambasciatrice, una brigata medica cubana è già attiva nella battaglia contro il coronavirus in Lombardia. Come vede questa pandemia senza precedenti, diventata una prova così difficile per tutta l’umanità?
Il coronavirus è una tragedia per l’umanità che ha causato la morte di centinaia di migliaia di persone. Non risparmia nessuna frontiera. In Italia, dove in questo momento sembra esserci la situazione peggiore, ha causato più di 700 morti in un giorno. Anche Cuba non è riuscita a sfuggire a questa dura prova. Ad oggi si contano 35 casi, principalmente dovuti a contagi da persone provenienti dall’estero da diversi paesi. Il primo deceduto è stato un turista italiano, che si è presentato asintomatico ai nostri confini. Questo virus ha tra le sue principali caratteristiche il periodo di incubazione relativamente lungo e controverso; quando eseguito, il test conferma se sei portatore o no, ma nel frattempo potresti aver infettato altri.
Però vorrei richiamare l’attenzione su un altro aspetto chiave di questa pandemia, oltre a quello umanitario: il coronavirus ha posto il mondo davanti alla scelta tra la solidarietà e la miseria di un sistema mondiale contraddittorio e agonizzante che va sotto il nome di capitalismo. Lo accompagna una feroce campagna mediatica in cui tutto è manipolato, rendendo difficile individuare la verità. Mi ricorda la situazione che si generò in seguito agli attacchi alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Ero a New York, lavoravo alla Missione Permanente di Cuba alle Nazioni Unite. Quando oggi leggo delle molteplici versioni sulla presunta origine del virus, delle possibilità che sia stato creato artificialmente, non posso non segnalare che Cuba, la mia patria, è stata oggetto di molteplici attacchi biologici da parte del nostro “grande vicino al nord”. Abbiamo subìto anche la guerra biologica nel quadro della guerra non dichiarata contro il nostro popolo in questi ultimi sei decenni in cui abbiamo affrontato un blocco crudele. Non è un segreto che la pandemia di Covid-19 segni negativamente gli indicatori dell’economia globale, malata già prima del COVID-19, un’economia drogata, senza orizzonti. È particolarmente drammatico constatare che in molti paesi sviluppati il diritto alla salute sia sempre più elitario. Lo stato sociale che si era voluto per l’Europa, ad esempio, tra gli alti e bassi del passato, oggi sta diventando una chimera…
Noi cubani vediamo queste realtà con dolore e con un alto senso di solidarietà. Questo non è il momento di rimestare sulle debolezze altrui, ma di aiutarci a vicenda come possiamo. Ma non possiamo tacere una situazione che rappresenta una minaccia per tutta l’umanità. Lo facciamo con la morale e il diritto che ci concede il fatto che, anche nelle dure circostanze del coronavirus, Cuba continui a subire un blocco brutale del quale mai smetterà di esigere la cessazione. Oltre che in Lombardia, i medici cubani stanno combattendo il coronavirus in molte altre parti del pianeta. Le loro missioni mediche internazionali sono riconosciute da anni. In tutte le parti del mondo, i pazienti apprezzano in particolare il senso umanitario dei medici cubani.
Da dove arriva questo fenomeno?
È una combinazione di diversi fattori: la nostra etica e il nostro senso di solidarietà, l’altruismo che Fidel ci ha lasciato in eredità, e poi qualcosa di molto importante in cui credeva Fidel: il potere della scienza. Come ha sottolineato in questi giorni il nostro Presidente Miguel Diaz-Canel, dal trionfo della Rivoluzione abbiamo deciso di costruire un sistema sanitario efficace, gratuito e accessibile a tutti, con una comunità scientifica dedicata e motivata. Con tanti punti di forza e, ovviamente, con i limiti imposti dal blocco che provoca innumerevoli danni, sebbene a Cuba nessuno resti senza cure mediche.
Dal 1° gennaio del 1959, quando la nostra Rivoluzione trionfò, e fino allo scorso anno, a Cuba sono stati formati più di 376 mila professionisti della salute, di cui più di 171 mila sono medici. Abbiamo abbastanza personale per fornire assistenza medica di qualità alla nostra gente e aiutare altre persone nel mondo. Le prime brigate mediche cubane andarono in Algeria nel 1963. Altre brigate di questo tipo contribuirono ad alleviare gli effetti del terremoto cileno nel 1969. Ad oggi, oltre 420.000 presenze di medici cubani hanno lavorato in missioni in 164 paesi in tutto il mondo. Al momento disponiamo di brigate mediche in 37 paesi colpiti dal coronavirus e i nostri medici sono lì, dove lavorano duramente per combatterlo. Negli ultimi giorni, dal 20 marzo, le nostre brigate mediche sono arrivate non solo in Lombardia, ma anche in Suriname, Giamaica e Nicaragua. In Venezuela, dove i nostri medici hanno lavorato a lungo, abbiamo inviato un gruppo di scienziati e specialisti medici di livello mondiale per aiutare nella lotta contro Covid-19. E dal 22 marzo, in Lombardia, è operativo un contingente multidisciplinare composto da 52 medici. Abbiamo una lunga esperienza nella lotta contro altre epidemie, contro l’Ebola nell’Africa occidentale e il colera ad Haiti. Abbiamo anche aiutato in molti casi di catastrofi naturali. La nostra gente è sempre andata dove è più difficile, senza negare aiuto a nessuno.
Vorrei anche ricordare i 35.613 studenti provenienti da 138 paesi che si sono laureati a Cuba. Cuba ha anche lanciato un forte segnale per il caso della nave da crociera britannica MS Braemar con a bordo cinque malati di Covid-19 e oltre 40 sospetti. Alla nave è stato negato l’ingresso in diversi paesi dei Caraibi e solo Cuba l’ha accettata, fornendo assistenza ai malati e trasferendo i passeggeri sui voli charter verso il Regno Unito. E’ andata così. Ci sono state tante domande sul fatto che non fossimo preoccupati della sicurezza dei nostri cittadini quando abbiamo preso la decisione di accettare la nave. Oltre ad essere guidati dai nostri principi umanitari che ci impediscono di abbandonare altri esseri umani in disgrazia, abbiamo sistemi di salute e di difesa civile ben organizzati. Questo ci ha permesso di trasferire con successo i passeggeri dalla nave, ancorata nel porto di Mariel, agli aerei in attesa nell’aeroporto internazionale José Martí dell’Avana. Le commosse espressioni di gratitudine di queste persone verso Cuba sono state immense. La paura non salva nessuno. La disciplina, la buona organizzazione, la chiara consapevolezza della situazione e la responsabilità sono essenziali. Solo così possiamo superare la pandemia. Ai passeggeri della crociera riconoscenti inviamo anche un messaggio: alzate la vostra voce ovunque voi siate, per terminare il disumano blocco contro Cuba.
Anche l’Interferone ALFA 2b, il farmaco cubano immunostimolante, è spesso menzionato in questi giorni. Ha avuto un buon effetto nel trattamento dei pazienti con coronavirus nella città cinese di Wuhan. C’è interesse di altri Paesi ad acquistarlo?
Sì, diversi paesi si rivolgono a Cuba per acquisire l’Interferone ALFA 2b, anche se, come sempre, ci sono quelli che ci attaccano e mettono in dubbio la sua efficacia, o non sono d’accordo sul fatto che sia stato creato nel nostro Paese. Non ci lasciamo trascinare da queste polemiche. Utilizziamo l’Interferone ALFA 2b dal 1986. Come hanno spiegato i nostri specialisti, è una proteina che attiva meccanismi che interferiscono con la moltiplicazione del virus. L’inventore dell’Interferone ALFA 2b è lo scienziato cubano Luis Herrera che, tra le altre cose, sta attualmente mettendo a disposizione la sua esperienza in Venezuela. In Cina hanno usato questo medicinale negli ultimi 3-4 mesi, ha aiutato più di mille persone a Wuhan. In Cina è stata costruita una fabbrica per produrla insieme a Cuba. Anche il Nicaragua ha mostrato il suo interesse a produrlo.
In questi giorni, un gruppo di economisti americani, tra cui il famoso Jeffrey Sachs, ha chiesto, di fronte alla brutale pandemia di Covid-19, che gli Stati Uniti revochino le sanzioni contro paesi come Cuba, Venezuela e Iran in modo che possano affrontare il coronavirus. Pensa che possa accadere?
Negli Stati Uniti ci sono molte voci dignitose che da lungo tempo chiedono la revoca del blocco genocida, ma non credo che adesso il presidente Donald Trump li stia ascoltando. Adesso ha una nuova scusa: presumibilmente è impegnato a combattere il coronavirus nella sua stessa casa e non ha tempo di guardare dall’altra parte. Ma mi chiedo: quand’è che parleremo della “corona” della fame nel mondo? La terribile esperienza del Covid-19 un giorno passerà. Ma è tempo per l’umanità di sentire e comprendere che le drammatiche disuguaglianze e l’ordine ingiusto del mondo sono, in sostanza, la vera unica grande minaccia contro tutti. La pandemia ha costretto anche Cuba a dichiarare la chiusura dei suoi confini, una situazione ovviamente mortale per il turismo, così importante per la nostra economia. Non c’è dubbio, il turismo è una locomotiva per l’economia cubana e naturalmente, con le attuali misure preventive, ne soffrirà. Ma sopravviveremo e resisteremo. Queste sono le nuove attuali circostanze. Rafforzeremo le nostre produzioni in altri settori, per quanto ci sarà possibile. Abbiamo un’esperienza di queste situazioni lunga quanto il blocco… Molte persone in buona fede mi chiedono come pensiamo di proteggerci dal coronavirus, se avremo abbastanza disinfettanti o gel per le mani… Guardi, abbiamo sofferto così tante drammatiche carenze croniche imposte dal blocco, che ogni volta abbiamo dovuto reinventarci e aguzzare l’ingegno. Abbiamo imparato a vivere senza tantissime cose. Non pensiamo al gel, né diventiamo matti per la carta igienica. Abbiamo sempre dovuto cercare e trovare a modo nostro gli stratagemmi per sopravvivere e resistere. Spesso la gente dimentica che l’anno scorso abbiamo avuto grossi problemi con la fornitura di cibo a causa dell’intensificazione del blocco. Sempre a causa del blocco ci è stato anche negato l’accesso a determinati farmaci. Sempre a causa del blocco abbiamo dovuto pagare sei volte di più una medicina affinché potessimo riceverla dall’altra parte del mondo per un bambino cubano ammalato di cancro… Ricordo qui velocemente alcune cifre sul danno diretto causato dal blocco: durante i 61 anni dal Trionfo della Rivoluzione, il blocco ci ha causato perdite nell’ordine di quasi 139 miliardi di dollari. Solo dall’aprile del 2018 al marzo del 2019, la stima è di 4 miliardi di dollari, ovvero 12 milioni di dollari al giorno…
Cosa pensa che porterà al mondo questa pandemia?
Spero che riusciremo a essere più giusti, più umani. In questi giorni molte persone affermano che sono stati i ricchi a portare il coronavirus in giro per il mondo, perché sono loro che possono viaggiare. È stato dimostrato che lo prendiamo tutti, ricchi e poveri, ma alla fine a soffrirne di più sono sempre gli stessi: i più deboli e i più vulnerabili. I ricchi pagano e ricevono i migliori trattamenti, le medicine più efficaci. Il pianeta è malato. L’ordine economico mondiale è malato, ha accumulato miseria. Solo la solidarietà può salvarci.
Kadrinka Kadrinova, 23 marzo 2020
Grazie a Aleida Godinez per la segnalazione!