Dietro la facciata… di un viaggio da Giaveno all’Avana

Con piacere riproponiamo la riflessione di Graciela Pogolotti pubblicata da Granma, prestigiosa e molto apprezzata intellettuale e saggista cubana di origini italiane che ripercorre la vita della sua famiglia sullo sfondo degli eventi che stanno drammaticamente caratterizzando l’attuale momento destinato a segnare la vita di noi tutti e forse anche del nostro modello di vita.

Giaveno è una cittadina che si trova nell’area metropolitana di Torino, la capitale del Piemonte dove è presente una delle nostre due brigate mediche in Italia.
A Giaveno ci sono strade lastricate e condomini. Da lì mio nonno partì alla fine del XIX secolo per cercare fortuna, per “fare l’America”, “trovare L’America”, come si diceva. Di quella numerosa famiglia sopravvive l’ultima discendente del luogo, si dedica all’amministrazione delle sue proprietà. Aveva affittato un alloggio, situato nella piazza principale, a un argentino di origine italiana: il ritorno dei figli di ex emigranti in un’Europa che prometteva di donare una vita meravigliosa. Diventato proprietario del caffè, si lamentava delle difficoltà finanziarie. “Non c’è nulla che si può fare”, ha aggiunto, “perché viviamo in una bolla che scoppierà all’improvviso come con una puntura di spillo.”
La pandemia di coronavirus mi ha ricordato quella conversazione. Siamo di fronte a un male invisibile di origine sconosciuta. I notiziari parlano solo di quello. Ogni mattina attendiamo con impazienza il rapporto sugli ultimi dati. Si Avvertono i sintomi di una crisi economica di dimensioni imprevedibili. Dietro le quinte, le forze in lotta per il dominio del mondo muovono i pezzi per dare scacco matto il giorno dopo. Mentre gli scienziati cercano febbrilmente la soluzione dell’enigma, è necessario superare l’angoscia quotidiana per evocare la riflessione necessaria, perché il dibattito si gioca anche nel campo del pensiero.
Il contributo di Charles Darwin allo sviluppo della conoscenza è inestimabile. Ha caratterizzato l’evoluzione della specie, un processo millenario durante il quale sono sopravvissuti i più adatti e coloro che hanno dimostrato la massima capacità di adattamento. Indagini successive hanno confermato la tesi evolutiva con i resti fossili che hanno testimoniato i legami che hanno portato alla comparsa del bipede pensante, addestrato a padroneggiare le leggi generali di una storia così lunga, per non soccombere al destino predeterminato e diventare il protagonista del suo divenire. Tentò di trovare felicità nell’accumulo di beni materiali fino a quando non attaccò irreversibilmente la natura. Come nella favola tradizionale: in assenza dello stregone, l’apprendista fece da sé e scatenò una violenta esplosione, controllata solo dal ritorno del maestro, cioè della vera saggezza.
L’estrapolazione delle idee di Darwin nel campo delle scienze sociali ha generato un’ideologia perversa. Nella lotta per la sopravvivenza del più forte, nello sforzo di estrarre la fetta migliore, ha esacerbato l’individualismo, il confronto di tutti contro tutti. Sosteneva il fascismo nella sua difesa della supremazia razziale, nella scomposizione dei principi etici fondamentali e nell’applicazione del genocidio sistematico.
Nessuno è esente dalla sofferenza della malattia. È successo con il Primo Ministro e il Principe ereditario in Gran Bretagna, anche con il Principe di Monaco. Ma, nelle enormi lacune che separano i paesi ricchi dai poveri, i privilegiati nel Primo Mondo dai ghetti della miseria, dai campi in cui folle di rifugiati di tutte le età, dai privi di documenti che nascondono la loro identità, sono privati tutto l’accesso alla salute, alla medicina e ai test diagnostici, la pandemia si traduce in pratica in darwinismo sociale, genocidio etnico. I perdenti, le forniture usa e getta, non compariranno nelle statistiche.
Senza tornare all’origine degli eventi, vale la pena ricordare alcuni dati recenti. Fidel ha promosso il pensiero e lo sviluppo della scienza come parti integranti della sovranità nazionale. Negli anni ’80, ha ripetutamente invitato economisti e leader sociali ad affrontare la minaccia già rappresentata dall’inestinguibile debito. Era un cappio che condannava i nostri popoli alla servitù, ridotto a privarsi dei più elementari benefici sociali al fine di consegnare alle banche il frutto del loro lavoro e la speranza di un futuro migliore.
Negli anni ’90, ha posto l’urgente appello a salvare le specie in primo piano. Di fronte all’anemia e alla subordinazione degli Stati, è proseguita la speculazione finanziaria. La crisi è scoppiata nel 2008. Migliaia di debitori sono stati sfrattati. I senzatetto, molti si sono rifugiati ovunque. Molti si appellarono al suicidio come l’unica alternativa possibile. Ma i soldi dei contribuenti sono stati investiti per salvare le banche dal fallimento.
Mentre gli umani rimangono confinati, le tigri dormono pacificamente sulle strade del Sudafrica. È un avvertimento. Stiamo raggiungendo un punto di non ritorno. È tempo di ascoltare le rivendicazioni della natura, di spezzare il mondo dal dominio neoliberista del capitalismo speculativo, di produrre per soddisfare la fame di tutti, per eliminare la sciatteria degli apprendisti e accogliere la saggezza dello stregone, per condividere i risultati della ricerca scientifica, per perdonare l’inestinguibile debito contratto, per mettere in pratica la vera solidarietà.
Graciela Pogolotti, Granma, 26 aprile 2020
(Grazie a Velia Lechuga Rey per la traduzione)
Articolo originale: Detrás de la fachada