Cosa ci riserva il metaverso?

Il capitalismo non può sottrarsi dalla sua essenza predatrice, nemmeno con la promessa di una nuova felicità raggiungibile nella virtualità, ultima frontiera della sua macchina dei sogni.

Sembra che neanche nel mondo virtuale promesso come futuro e a cui è stato dato il nome di metaverso, potremo mai essere felici, almeno come maggioranza degli esseri mortali. Quello che si annuncia come la realizzazione della Terra Promessa, alla fine sembra riproporre il mondo reale. La CNBC (canale tematico statunitense di business in abbonamento) ha annunciato che il mercato dei beni primari nel metaverso si aggira attorno ai 50 milioni di dollari.
Cerchiamo di capire di cosa si tratta.
Il metaverso è un mondo virtuale in tre dimensioni in cui i “clienti” vengono immersi indossando occhiali e sensori corporali per permetter loro di «abitarlo» in un’esperienza che promette di essere reale come il mondo fisico. Il nome proviene da un romanzo di fantascienza del 1992, Snowcrash di Neal Stephenson, che nell’anno della sua pubblicazione vinse diversi premi nel suo genere.
Il metaverso, che è ancora allo stadio di progetto futurista da realizzare, già consente però riunioni virtuali in cui i partecipanti si possono sedere e dibattere come nel mondo reale, pur trovandosi a migliaia di chilometri di distanza gli uni dagli altri. Uno si mette i suoi occhialini per la realtà aumentata e i suoi sensori, si connette al server d’accesso a metaverso e… voilà, ecco che si trova in un luogo dove può interagire “fisicamente” con gli altri e con l’ambiente virtuale. Una cosa così si stava già provando nel mondo dei giochi digitali, ma i giocatori ora non devono più stare davanti a uno schermo. Ora si inseriscono nell’intrattenimento, e giocare significa vivere nello spazio virtuale, dove gli impegni le minacce e le ricompense si proiettano come “esperienze reali”. Nel 2019, Facebook, che ora si chiama Meta, lanciò il mondo virtuale Facebook Horizon con la promessa di diventare una nuova realtà senza frontiere per i suoi navigatori. Microsoft ha comprato la compagnia Altspacevr per sviluppare i suoi spazi virtuali.
Le conseguenze di questo esasperante maneggio del virtuale sono facilmente immaginabili. «C’è una suggestione nello stare immersi in un mondo che è molto differente da quella di quando interagiamo attraverso uno schermo piatto (…). Una volta immersi in uno spazio, anche quando non si può essere fisicamente toccati, si viene esposti a cose che assumono un livello di realismo che può essere psicologicamente coinvolgente» dice lo psicologo Albert Rizzo, direttore dei laboratori di Realtà Virtuale Medica dell’Istituto di Tecnologie Creative dell’ Università del Sud della California (USC).
Mark Prinstein, capo dell’ufficio di Scienza dell’Associazione Americana di Psicologia, ritiene che «l’idea di poter rendere fiction la tua identità e riceverne un feedback immediato può realmente essere dannoso per la mente di un adolescente. In adolescenza, tu sei quello che gli altri pensano di te».
Il pericolo di questa nuova alienazione è che il suo sviluppo è guidato dal guadagno e non dall’utilità sociale. Alcune minacce sono già realtà nei pochi spazi di metaverso esistenti. Nel Centro per il Contrasto all’Odio Digitale hanno scoperto che bambini, adolescenti e giovani sono esposti a un’eccessiva violenza, alla pornografia e all’abuso verbale e psicologico su piattaforme di gioco della realtà virtuale come vrchat, accessible attraverso il metaverso offerto da Facebook.
In un articolo pubblicato su The Guardian, Keza MacDonald narra le sue esperienze dopo aver «vissuto» nel mondo virtuale. Il titolo del suo articolo è abbastanza chiaro: «Ho visto il metaverso e non mi piace». Lungi dall’utopia virtuale in cui gli esseri umani si realizzano come esseri sociali, dopo aver visto come il metaverso «offre qualcosa che somiglia più a un incubo tardo-capitalista tecnocratico» elevato all’ennesima potenza: «I mondi virtuali non sono necessariamente migliori del mondo reale».
Ma le cose nella realtà possono essere più surrealiste di quello che potremo immaginare. Nel citato articolo della CNBC, si spiega che la vendita dei beni primari nel metaverso si spera raggiunga quest’anno la soglia del miliardo di dollari. In sostanza, in questo mondo reale in cui la fame affligge centinaia di milioni di persone, dovrebbero fiorire compagnie che vendono pezzetti di mondo virtuale e intraprendono progetti di miglioramento, sviluppo e urbanizzazione di un mondo virtuale. Sembra una pazzia, ma è tutto vero. È business.
Secondo uno studio della Brand Essence Market Research, si spera che il mercato dei beni primari del metaverso cresca annualmente a un ritmo del 31%. La compagnia dei beni primari virtuali, Republic Realm, ha comprato terreni per 4,3 milioni di dollari nel metaverso, dove progetta di sviluppare cento isole chiamate Fantasy Island, con ville, motoscafi, piste per sciare, eccetera. Alcune di queste isole sono state comprate per 15000 dollari l’una e poste in vendita nuovamente per più di 100 mila dollari. Una piccola «bolla» immobiliare virtuale, in cui i compratori possono chiedere prestiti bancari, ipotecare le loro proprietà e pagare a rate il loro paradiso virtuale. Stiamo parlando di denaro del mondo reale.
Alcuni sostengono che tutti questi processi non sono altro che sofisticate truffe finanziarie in “stile Ponzi digitale”, ma gli «imprenditori» di questi mondi di fantasia contrattaccano dicendo che sono sicuramente reali, almeno fino a quando le persone se li creano e sono disposte a investire.
Una «valanga di aziende, compresi alcuni marchi globali e investitori di peso, stanno scommettendo su questa nuova pazzia di beni primari virtuali, con la speranza di riuscire a possedere piccole particelle in quello che un domani potrebbe essere la Manhattan o la Monaco virtuale». Catene di negozi e servizi, ristoratori e hotel stanno sondano l’acquisto di terreni nel mondo virtuale per installare il loro business nel metaverso. Esistono già centri convenzionati virtuali che si possono prendere in affitto per svolgervi conferenze e riunioni.
In un mondo reale colpito dalla miseria, dalle pandemie, dalle guerre, dall’insicurezza sociale, dalla vulnerabilità economica, fuggire nel virtuale sembra essere per alcuni irresistibile. Ma vivere nel metaverso costa, e come ci vivi dipende dalla tua solvenza economica nel mondo reale. Neanche nella sua nuova promessa di felicità nel mondo virtuale, l’ultima frontiera della sua macchina dei sogni, il capitalismo può rinunciare alla sua essenza predatrice.
Nel mondo, si stima che ci siano 150 milioni di persone senza casa. Una su dieci si trova nella condizione di povertà estrema. Due terzi degli abitanti del pianeta vivono al di sotto della linea di povertà, e nessuno di loro sa cosa sia la realtà virtuale, nè si trova nei piani di sviluppo di chi abita nel metaverso.
Ma gli «eletti» – principalmente del primo mondo – che acquisiranno dipendenza dal mondo della fantasia che ci promettono, scopriranno che anche in questo nuovo scenario continueranno ad essere quello che hanno, e che vivere il loro sogno costa denaro contante e sonante. Svegliandosi dal sogno virtuale, scopriranno che stargli al passo ha significato essere schiavi di un sistema capitalista reale, che non ha più niente da offrire al mondo se non distruggerlo.
Ernesto Estévez Rams e GM per Granma Internacional, 13 febbraio 2022

Articolo originale: ¿Qué ofrece el metaverso?