Semiotica di estrema destra

Presa da Cinismo illustrato.

Il capitalismo prova ogni sorta di arguzia ideologica per disorganizzare la classe operaia, deprimerla in tutte le sue forze trasformatrici e sfigurare le tesi storiche emancipatrici.

di Fernando Buen Abad, Granma, 15 maggio 2022
traduzione a cura del Centro Studi Italia Cuba

Stanno usurpando tutte le forme di rifiuto e proteste sociali. Ogni parola che l’estrema destra articola, sotto forma di campagna politica o di idealismo «giustizialista», è un’imboscata ideologica alimentata principalmente da operazioni di usurpazione simbolica.
Piangono in modo teatrale per le difficoltà sociali di cui essi stessi sono causa storica e mercanti beneficiari. Con l’uso dell’’antipolitica condannano la «dirigenza politica» per le malefatte di cui sono corresponsabili, mentre accumulano i voti (sindrome di Stoccolma) delle loro vittime. Guerra ideologica travestita da «protesta popolare» che favorisce l’intento dei carnefici. Espressione semiotica delle paure borghesi in un mondo che si sgretola intossicato dalle ingiustizie. Una antica strategia perversa che appartiene all’anima stessa della democrazia borghese. Non è una calamità che sorprende per la sua «novità», né una «maledizione» tragica del destino, causata da forze extraterrestri. È il capitalismo che sperimenta ogni sorta di arguzia ideologica per disorganizzare la classe operaia, deprimerla in tutte le sue forze trasformatrici e stravolgere le tesi storiche emancipatrici, trasformandole in spasmi libertari che eruttano falsa ribellione ingannatrice.
Il suo scopo è quello di trarre profitto dallo scetticismo e dalla delusione che sono stati alimentati, sfruttando la disuguaglianza vergognosa che si manifesta con salari miserabili e orari di lavoro schiavisti. Mentre loro condizionano l’economia e si arricchiscono fino all’oscenità, allo stesso tempo si offrono come l’unico futuro possibile, con il potere del denaro come unica risposta ragionevole.
Impongono l’idea che essi possono «ripulire» la politica, e che ogni concetto di popolo organizzato è sinonimo di fallimento. Che l’agire migliore è quello di fidarsi degli imprenditori perché solo così ci sono possibilità di ricchezza e benessere di cui un giorno anche le fasce sociali più basse potranno godere.
Ciò potrebbe essere immediatamente frenato se le forze sociali emancipatrici si unissero per modificare e controllare ogni istanza giuridico-politica dei processi elettorali.
Strappare alla borghesia i controlli ingannevoli che ha ideato contro la volontà democratica dei popoli. E non accontentarsi di questo.
La guerra ideologica borghese non è altro che il dispiegarsi di attacchi per garantirsi dominio eterno sull’economia e sul salario. Nel circo elettorale pagato dalle oligarchie, brillano oggi dei fantocci addestrati ad attrarre adepti, o influenzati dalla cultura dello spettacolo, con qualsiasi pagliacciata d’effetto come il taglio dei capelli o rasati a zero, vociferazioni o sussurri, ambiguità o chiacchiere a cottimo…, come se ciò fosse garanzia di idee chiare o di consensi verificati.
Un circo con tante piste, sulle quali si esibiscono simultaneamente generando confusione e con l’utilizzo di fake news, ogni giorno più spettacolari, pubblicizzate a cottimo con tutti gli altoparlanti monopolistici mascherati da «mezzi di comunicazione» che sono, in realtà, armi di guerra ideologica. La libertà di mercato mascherata da «libertà di espressione». Con l’odio e l’ignoranza possono vincere le elezioni. La menzogna di alcuni come verità di tutti.
Hanno per assi semantici i dolori sociali più profondi che essi stessi hanno propinato ai popoli. Non hanno vergogna nel «denunciare» l’inflazione, che è una delle loro grandi imprese. Non arrossiscono nel parlare della «povertà» prodotta da loro stessi per arricchirsi. Non gli tremano i polsi per la loro «politica» fatta di bandiere antipolitiche contro la corruzione che essi stessi hanno favorito nella democrazia fallace delle loro lobby privilegiate.
Dicono di amare i popoli, la Patria e la Repubblica, mentre strappano le loro vesti imprenditoriali con parole dogmatiche e fanatiche. Sognano di sedurre i giovani con costumi di «ribellione», segretamente progettati in modo che i capi non si spaventino. Il piano è di orchestrare il malessere sociale con inganni demagogici al fine di legittimare le strategie di repressione contro i suoi elettori.
L’abbiamo già visto migliaia di volte. Più e più volte ci è costato vite e risorse naturali. Ci hanno sconfitto più e più volte con i loro inganni, e lo mostrano sempre come il nuovo e ciò che abbiamo sempre voluto. I loro più importanti rappresentanti si allattano al nazifascismo. Hanno dei genii nell’uso della propagandai che fabbricano loro tranelli e imboscate di ogni tipo. E hanno successi aberranti che vengono sempre legalizzati con le bacchette magiche della democrazia borghese.
Tutti conoscono i nomi dei «candidati» estremisti di destra. Tutti li identificano negli elenchi delle tattiche e delle strategie elettorali, e tutti sono complici corresponsabili ogni volta che le conseguenze provocate da una tale canaglia colpiscono i popoli senza clemenza.
Non pensiamo qui, alla semiotica, assorta in valori metafisici e scolastici; ci interessano come oggetto di studio i modi, i mezzi e i rapporti di produzione del senso comune, ma sempre nel quadro della disputa capitale-lavoro. Là dove la realtà si manifesta.
Ma sarebbe di un semplicismo spaventoso, e fuorviande identificare le virtù del nemico senza contrastarle con le nostre debolezze. Perché in gran parte alcune vivono grazie alle altre.
Sullo sfondo di ogni espressione di estrema destra è indispensabile identificare, citare e caratterizzare il denaro che li nutre. È indispensabile far trasparire il finanziamento della politica (e in generale di ogni finanziamento), però accompagnata tale trasparenza da una pedagogia dell’onestà perché, tra le patologie semiotiche dei nostri tempi, un nuovo tipo di cinismo si è fatto scudo di ogni sopraffazione. Alcuni casi di corruzione estrema non generano più un moto di indignazione né una organizzazione politica antagonistica. Una massa di escrementi fatta di conformismo e indifferenza soffoca la realtà e ci rende senza vergogna consuetudinari a beneficio degli affari di quell’antipolitica che è estensione dell’ideologia trasmessa da tutti i suoi media.
Non dobbiamo assistere al suo spettacolo con le mani in mano. Tutta quella roba è un compendio di aberrazioni propagandistiche che sono state naturalizzate in un paesaggio di sovrapproduzione pubblicitaria e impasse ideologiche borghesi.
A non pochi segmenti della popolazione non importa nulla di qualsiasi barbarie concettuale, mentre le imboscate ideologiche continuano ad accumulare voti e soluzioni per l’élite.
Subordinati a questo, i mercenari degli schermi (di fronte o dietro di loro) lavorano diligentemente per trovare i gesti, le parole, le inflessioni e la teatralità di piacevole attrattiva, puntando sulla noia dell’elettorato e favorendo la borghesia che finanzia il circo. Alcuni addirittura credono di aver inventato una nuova specie di narcotico politico per anestetizzare le masse. E si credono dei geni per questo.
Hanno volti, nomi e cognomi… affari e finanziamenti. Non di rado il loro successo dipende dalle nostre disattenzioni, debolezze, ignoranza e stupidità. E perché non consolidiamo l’unità che dovremmo realizzare.

Articolo originale: Semiótica de la extrema derecha, Granma