Il Jazz e la musica cubana arrivarono al mondo insieme

Jazz Plaza Festival 2020 / Foto: Ariel Cecilio Lemus, Cubadebate

di Rafael Lam Marimon, 15 gennaio 2022

Cuba si è impegnata, adoperando ogni tipo di precauzione contro le intemperanze della pandemia, a celebrare il 37° Festival Internazionale del Jazz Plaza dal 18 al 23 gennaio 2022. Si svolgerà in tre spazi teatrali: nella Sala Avellaneda e nella Sala Covarrubias del Teatro Nazionale in Plaza de la Revolución, nelle sale América e Galiano e Neptuno di Centro Habana, e nella Sala Tito Junco del teatro Bertolt Brecht di via Línea al Vedado, tra J e I.

LA STORIA
La storia del jazz è legata a Cuba: entrambe nascono come espressione della musica degli schiavi neri o liberati che vivevano nella più totale miseria, nella discriminazione e svantaggio, lottando per la sopravvivenza.
Il jazz nasce negli Stati Uniti nella tragedia dell’enorme povertà, forse durante le tante e sfortunate inondazioni del Mississippi, come quella del 1892. Alla stessa stregua, a Cuba, la musica nera si sviluppa tra gli eredi degli schiavi, tra i meticci che sopravvivono nella perenne povertà.
In quella prima fase del jazz, tutto era molto rudimentale, primitivo, ma aveva cuore e sentimento. Molti dei primi cantanti blues erano ciechi, accompagnati da giovani di colore che diventavano cantanti. Interpretavano canti di lavoro e preghiere dei templi religiosi.
Sfilavano per le strade con bande, eseguivano danze di origine francese, imparate a orecchio ascoltando, imitando la musica non scolastica che, alla fine, si è trasformata in un altro tipo di musica, più spontanea e vivace. Non dimentichiamo che l’orecchio si sviluppa senza saper leggere la musica.
Questi musicisti, per sopravvivere, si dedicavano alla caccia di conigli, uccelli e persino topi, come mi raccontò Quincy Jones durante la sua visita, il 30 aprile 2017, in occasione della Giornata Internazionale del Jazz.

NEW ORLEANS-L’AVANA
New Orleans, una città tropicale e cosmopolita, era come un calderone, simile all’Avana, dove i gruppi di discendenza (come oggi vengono chiamate le etnie) si fondevano. Era un vivace porto di emigranti dove si incontravano spagnoli, africani, francesi, italiani, coloni, haitiani, cubani e creoli.
Attraverso le navi, nel porto, arrivavano musica e prodotti di ogni genere. Arrivavano anche i tamburi, proibiti e quindi camuffati. Il massimo divertimento erano i musicisti esotici che alleviavano la nostalgia e il peso che gravava sugli emigranti.
New Orleans, in epoca coloniale, aveva un mix esotico, ibrido ed eccitante di elementi musicali. La città prosperò grazie al commercio nell’area portuale, dove arrivavano le materie prime. La richiesta di intrattenimento musicale crebbe enormemente. Nel 1836 giunse dall’Avana una compagnia d’opera italiana.
Molti di questi neri erano musicisti, svolgevano un doppio lavoro e venivano ammessi perché suonassero per i ballerini. Nel 1897 viene inaugurato il distretto di Storyville, la zona dei bordelli, e il jazz diventa una professione. Tutto questo avrà molto a che fare con il futuro sviluppo della musica americana, in particolare con l’origine e la crescita del jazz.
Un musicista cubano nato nel 1863, Manuel Pérez, diventò una vera leggenda del jazz: tra il 1890 e il 1898 suonò in diversi gruppi fino a quando ne formò uno tutto suo che chiamò Imperial Band. In seguito, visitò Chicago e altre città del nord, e ritonò a New Orleans all’inizio del XX secolo.
In generale, la sezione ritmica della classica jazz band di New Orleans era originariamente composta da chitarra, violino, contrabbasso e batteria, compreso il tamburo a corde. Alcune delle prime band avevano anche pianoforte o banjo tra i loro strumenti ritmici. Il pianoforte era considerato uno strumento ritmico sebbene avesse un duplice ruolo, perché era associato al gruppo melodico attraverso gli abbellimenti della mano destra. Il banjo era usato raramente prima del 1918, poi sostituì sempre più frequentemente la chitarra.
A New Orleans e all’Avana c’erano tutte le migliori condizioni per produrre musica robusta, vibrante e cosmopolita. È così che emerse il jazz a due mani – direi audacemente – tra Stati Uniti e Cuba.
Tra i festival jazz più famosi del mondo bisogna annoverare l’International Jazz Plaza Festival, fin dal 1980. Quarantadue anni fa, 37 edizioni in cui sono passati tutti i grandi: da Dizzy Gillespie (1985) ai cubani più famosi Chucho Valdés, Paquito D’Rivera, Gonzalito Rubalcaba e centinaia di altre stelle nazionali. Bisogna assistere al grande festival cubano per conoscere il glamour del jazz internazionale nel quale, vi assicuro, si troverà sempre il “tocco cubano” dei tumbaos e montunos: sones, guarachas, mambos, rumbas, salsa latina e cubana dei migliori.

Rafael Lam Marimon. Giornalista e cronista di musica cubana, ha scritto 30 libri legati alla musica e due sulla storia dei 500 anni dell’Avana. E’ stato collaboratore della radio, della televisione, del teatro musicale e di diversi documentari. È un membro dell’Uneac e della Upec.

Articolo originale: El Jazz y la Música cubana llegaron juntos al mundo, Unión de Escritores y Artistas de Cuba