Josè Martí, un esempio per i cubani e per il mondo (+ video)

Sono passati 171 anni dalla nascita di José Martì. Politico, scrittore, artista, filosofo e rivoluzionario, fu leader del movimento per l’indipendenza di Cuba dalla corona spagnola.
Da un’idea del Centro Studi Italia Cuba, un video dedicato all’Eroe Nazionale di Cuba realizzato con la musica dell’amico L. Zoccolan e le immagini tratte dalla serie “Maestros de América Latina”, prodotta dal Laboratorio Audiovisivo della OEI, Universidad Pedagógica para la Organización de Estados Iberoamericanos para la Cultura y la Educación)

José Julián Martí Pérez è nato il 28 gennaio 1853 all’Avana ed è morto in combattimento il 19 maggio 1895 a Dos Ríos, nell’est di Cuba, a soli 42 anni. Aveva concepito e organizzato la Guerra Necessaria, iniziata il 24 febbraio di quello stesso anno e che riprendeva e continuava la Rivoluzione iniziata da Carlos Manuel de Céspedes nel 1868.
José Martí ha rivestito incarichi di alto livello nell’Esercito di Liberazione del ’95. Era chiamato “presidente” dai suoi compagni di causa, anche se lui preferiva essere chiamato “delegato”, in allusione al suo ruolo di fondatore dall’esilio, nell’aprile del 1892, del Partito Rivoluzionario Cubano, che promosse l’impegno patriottico per l’emancipazione di Cuba dal giogo coloniale.
L’Eroe Nazionale di tutti i cubani di oggi è stato anche poeta, narratore, giornalista, pensatore e politico a livello continentale.
Gli anni dell’esilio ai quali fu costretto fin dalla giovinezza per la sua precoce azione rivoluzionaria a favore dell’indipendenza della nazione, gli permisero anche di lavorare come corrispondente per importanti giornali a New York, Buenos Aires, Montevideo, Caracas e Puebla, in Messico. L’intellettuale venezuelana Susana Rotker, vincitrice del premio per la saggistica della Casa de las Américas nel 1991 per la sua opera Fundación de una escritura, las crónicas de José Martí, sottolinea che in un’epoca in cui i linguaggi della letteratura e del giornalismo erano nettamente differenziati e reciprocamente banditi, Martí trasformò quella circostanza usando una prosa che gli permise di raccontare le cronache dal 1880 al 1892. In particolare, nelle cosiddette Scene nordamericane, Martí creò in America Latina un nuovo giornalismo e una nuova letteratura riflettendo la formidabile trasformazione sociale, economica, politica e culturale dell’epoca, compreso l’uso delle nuove tecnologie dell’epoca, con un giornalismo dal volto umano che mise in risalto i temi cari al continente e ai suoi valori. Giornalismo e capacità letterarie diedero vita a una nuova scrittura moderna.
La poesia di Martí è considerata una fonte ispiratrice del movimento modernista sebbene José non fosse davvero un poeta che potesse essere incluso tra i cultori di quella corrente. L’uomo che scrisse l’immortale Ismaelillo dedicato a suo figlio, i Versos Sensillos, l’arguto e fondamentale saggio Nuestra América del 1891 e la rivista per bambini L’Età dell’Oro, ebbe già in vita un’opera letteraria molto conosciuta e riconosciuta, ma lui non la usò mai per la sua fama o la sua ricchezza personale, perché quello non fu mai nemmeno lontanamente il suo obbiettivo. Durante il lungo pellegrinaggio e le azioni che visse in diverse nazioni prima di dedicarsi completamente alla preparazione dell’ultima guerra d’indipendenza, sviluppò il suo pensiero e la sua arte senza mai dimenticare il suo sacro dovere nei confronti della Patria sottomessa alla schiavitù.
Lavorò e operò sempre per la Rivoluzione con umiltà, onestà e povertà, con abnegazione e sacrificio senza limiti, virtù che gli procurarono anche la definizione di Apostolo. Durante la sua intensa attività di giornalista, critico letterario, saggista come anche di diplomatico, rivoluzionario e politico nel Paese in cui visse gli ultimi 15 anni della sua vita, Martí aggiunse alla sua formazione anticolonialista e indipendentista la consapevolezza dei pericoli e dei danni che già a quei tempi causava l’espansionismo e l’interventismo degli Stati Uniti ai popoli dell’America Latina. I cubani lo sanno bene grazie a quello che è chiamato il suo testamento politico: la lettera incompiuta a Manuel Mercado che scrisse alla vigilia della sua morte nel campo di battaglia di Dos Ríos, il 18 maggio, nella quale giurò che avrebbe cercato con tutte le sue forze di impedirne il compimento.
Il nostro Sole Morale, come lo chiamava giustamente Cintio Vitier, aveva origini molto modeste. I suoi genitori Leonor Pérez e Mariano Martí erano immigrati ispanici. Frequentò la scuola elementare pubblica, dove conobbe Fermín Valdés Domínguez, che per tutta la vita considerò come fratello. Nella sua prima infanzia visse per un periodo a Valencia, terra natale di suo padre, poi nel 1862 lo accompagnò durante un soggiorno nella cittadina rurale di Hanábana, dove era stato nominato giudice municipale. Lì apprese per la prima volta gli orrori della schiavitù e imparò ad essere un buon cavaliere.
Si iscrisse agli studi secondari presso l’istituto dove insegnava Rafael María de Mendive, un uomo integro e con idee avanzate e rivoluzionarie, il cui esempio influì in modo indelebile sul giovane José che, fin da giovanissimo manifestò un incontenibile desiderio di conoscenza, sia universale che di contatto diretto con la realtà della terra dove nacque. Nel 1868, quando scoppiò la rivolta guidata dal Padre della Nazione Carlos Manuel de Céspedes, scrisse la poesia 10 octubre e un manifesto in cui proclamava “O Yara o Madrid”, con il quale dichiarava fermamente la sua posizione anticolonialista. Aveva appena 16 anni.
Fu condannato nel 1869 a sei anni di prigione e lavori forzati nelle cave di San Lázaro. Il giovane si era assunto la piena responsabilità di aver scritto una lettera indirizzata a un compagno di studi accusandolo di essere un apostata e traditore della patria per essersi arruolato nell’esercito spagnolo. Liberato grazie agli enormi sforzi del padre e in esilio in terra iberica dal 1871, riportò nel suo La Prigione Politica a Cuba la cronaca degli orrori, delle crudeltà e delle violenze sui prigionieri malati e anziani viste nei campi di lavoro.
Durante l’esilio spagnolo riuscì a laurearsi in Giurisprudenza, in Filosofia e in Lettere presso le Università di Madrid e Saragozza. Dopo un successivo soggiorno a Parigi, ritornò in America nel 1875 attraverso il porto di Veracruz, dove si stabilì. Lì conobbe il messicano Manuel Mercado, un altro amico fraterno, e anche Carmen Zayas Bazán, la cubana che diventò sua moglie nel 1877 dalla quale ebbe il suo unico figlio.
In pochi anni, Josè riuscì a compiere un’opera immensa, un esempio che continua a illuminare i cubani.

Da un’idea del Centro Studi Italia Cuba, ecco il video dedicato all’Eroe Nazionale cubano: musica originale di Luca Zoccolan e S. Mari, voce di Luca Zoccolan. Le immagini sono tratte dalla serie “Maestros de América Latina”, prodotta dal Laboratorio Audiovisivo della OEI, Universidad Pedagógica para la Organización de Estados Iberoamericanos para la Cultura y la Educación.

 

Tratto da: José Martí, su vida y su obra

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