Terza lettera aperta di Frei Betto a Ernesto Che Guevara

Frei Betto(*), 14 giugno 2023

Caro Che,
Ti ho scritto nel 1997 e nel 2011. Ora, ventisei anni dopo la prima lettera e dodici dopo la seconda, ti invio questa terza.
Sono stato molto spesso nella nostra amata Cuba. Nel 2022 l’ho visitata cinque volte, quasi sempre per periodi di due settimane. Non viaggio come turista, ma come consulente del governo cubano e della FAO per l’attuazione del Piano SAN (Sovranità Alimentare ed Educazione Nutrizionale), già plasmato in una legge approvata dall’Assemblea Nazionale del Potere Popolare.
La Rivoluzione sta attraversando un momento molto difficile, risultato di una serie di fattori avversi: il blocco genocida imposto dalla Casa Bianca, che dura da oltre 60 anni (Biden mantiene le misure criminali del governo Trump, che hanno revocato le flessibilità adottate dal governo Obama); la pandemia, che ha causato una riduzione delle attività lavorative e la scomparsa dei turisti che portavano valute estere; i frequenti fenomeni legati al cambiamento climatico, come siccità, tornado e uragani; e ora la guerra tra Russia e Ucraina, due importanti fornitori di prodotti agricoli e fertilizzanti, nonché di turisti.
La popolazione soffre di una carenza di alimenti essenziali e non c’è stato ancora il tempo sufficiente perché il Piano SAN mostri risultati effettivi. Il governo fa del suo meglio per attenuare questa situazione, come la rinegoziazione dei debiti del paese e favorire gli investimenti stranieri. Fortunatamente, Cuba non compare nella Mappa della Fame dell’ONU e non si vedono per le sue strade scene comuni nella maggior parte dei paesi del continente, dove masse di famiglie abbandonate rovistano nella spazzatura alla ricerca di qualcosa che plachi la fame.
So bene, caro Che, che, dopo la vittoria della Rivoluzione, Cuba ha affrontato periodi molto difficili. E non è affondata. Ha affrontato l’invasione mercenaria di Playa Girón, la Crisi di ottobre, gli attentati terroristici, il Periodo Speciale a seguito della scomparsa dell’Unione Sovietica. La resilienza cubana ha dimostrato una forza inossidabile di fronte a tante avversità. Nessuna di esse è riuscita a diminuire la vocazione internazionalista della patria di Martí né la sua solidarietà con i popoli bisognosi di medici e insegnanti, o colpiti da calamità naturali. L’avanzamento della scienza cubana, capace di produrre cinque vaccini contro il virus Covid-19, permette oggi ad altre nazioni di beneficiare di tale risorsa essenziale di fronte alla gravità della pandemia.
Tuttavia, preoccupa l’aumento del flusso migratorio, specialmente verso gli Stati Uniti. Molti abbandonano l’isola – principalmente giovani – non per ragioni politiche, ma economiche. Preoccupanti sono anche la spirale inflazionistica, il mercato nero alimentare, la corruzione che minaccia la morale rivoluzionaria.
Che cosa diresti tu, Che, di fronte a questa sfida? Forse qualcuno immagina che diresti che la direzione della Rivoluzione è stata compromessa dalla scomparsa fisica di Fidel e dall’allontanamento di Raúl dalle funzioni di governo. Non mi sembra giusto. Díaz-Canel è un uomo preparato che ha affrontato con successo la lotta alla pandemia a Cuba, e il Burò Politico e la direzione del PCC sono composti da uomini e donne di provata capacità e fermezza rivoluzionaria.
Ma una rivoluzione non può dipendere solo dalla sua sovrastruttura governativa. Questo accade nelle democrazie borghesi, dove si considera il popolo beneficiario delle iniziative governative, dirette principalmente a soddisfare gli interessi della classe dominante.
In una democrazia socialista il governo è, per eccellenza, il popolo politicizzato, organizzato e mobilitato. Forse manca un maggiore impegno nella formazione ideologica delle nuove generazioni, oggi molto connesse con i social media, controllati da corporazioni capitaliste (big techs), che diffondono un’ideologia fortemente consumistica e individualista.
A Cuba è necessario trasformare i social media in trincee rivoluzionarie. E rafforzare politicamente e ideologicamente le organizzazioni di massa, come i CDR. Tu e Fidel siete la prova, come lo fu Martí, che le avversità si superano con fermezza ideologica. Se le condizioni oggettive non favoriscono lo sviluppo delle forze produttive, allora è necessario dare priorità al perfezionamento delle forze induttive: la disposizione soggettiva che ha trasformato il fallimento di Moncada nella vittoria della Sierra Maestra, o che ha trasformato la tua morte nelle foreste della Bolivia in un alito iconico per tante generazioni di rivoluzionari.
Non si può ridurre la proposta socialista al consumismo borghese. Tale proposta deve basarsi sulle radici della soggettività, sui valori morali cui Martí ha tanto insistito, sulla spiritualità combattiva di Fidel, sul tuo esempio nel dare la vita affinché il popolo latinoamericano e caraibico avesse vita.
Caro Che, la tua emulazione, la tua etica rivoluzionaria, il tuo testimonio generoso di chi non si è attaccato al potere, sono qualità essenziali nell’attuale situazione di Cuba. È indispensabile che le nuove generazioni conoscano sempre di più il tuo esempio e la tua opera, e che siano martianamente dotate di quel sentimento d’amore che forgia l’uomo e la donna nuovi. Come ha dichiarato Fidel, “faccio un appello ai nostri militanti, ai nostri giovani, ai nostri studenti, ai nostri economisti, affinché studino e conoscano il pensiero politico e il pensiero economico del Che”.

Traduzione a cura del Centro Studi Italia Cuba

(*) Frei Betto è autore, tra gli altri, del libro Paradiso perduto: viaggi nel mondo socialista (Editorial de Ciencias Sociales, L’Avana, 2016).
(Sito: freibetto.org)

.

Tercera carta abierta a Ernesto Che Guevara

Frei Betto, 14 giugno 2023

Querido Che,
Te escribí en 1997 y en 2011. Ahora, veintiséis años después de la primera carta y doce de la segunda, te envío esta tercera.
He ido con mucha frecuencia a nuestra amada Cuba. En 2022 la visité cinco veces, casi todas por períodos de dos semanas. No viajo como turista, sino como asesor del gobierno cubano y la FAO para la implementación del Plan SAN, el Plan de Soberanía Alimentaria y Educación Nutricional, ya plasmado en una ley aprobada por la Asamblea Nacional del Poder Popular.
La Revolución atraviesa un momento muy difícil, resultado de una suma de factores adversos: el bloqueo genocida impuesto por la Casa Blanca, que ya tiene más de 60 años (Biden mantiene las medidas criminales del gobierno de Trump, que revocaron las flexibilizaciones adoptadas por el gobierno de Obama); la pandemia, que hizo refluir las actividades laborales y desaparecer a los turistas que llevaban divisas; los frecuentes fenómenos asociados al cambio climático, como sequías, tornados y huracanes; y ahora la guerra entre Rusia y Ucrania, dos importantes suministradores de insumos agrícolas y fertilizantes, y también de turistas.
La población sufre un desabastecimiento de alimentos esenciales y no ha habido tiempo para que el Plan SAN muestre resultados efectivos. El gobierno hace lo que puede para aminorar ese estado de cosas, como renegociar las deudas del país y permitir inversiones extranjeras. Felizmente, Cuba no figura en el Mapa del Hambre de la ONU y no se ve en sus calles una escena muy común en la mayoría de los países del continente, en los que hordas de familias desamparadas escarban en la basura en busca de algo que les aplaque el hambre.
Sé bien, querido Che, que tras la victoria de la Revolución Cuba ha enfrentado períodos muy difíciles. Y no zozobró. Enfrentó la invasión mercenaria de Playa Girón, la Crisis de Octubre, atentados terroristas, el Período Especial a raíz de la desaparición de la Unión Soviética. La resiliencia cubana demostró una fuerza inquebrantable ante tantas adversidades. Ninguna de ella logró disminuir la vocación internacionalista de la patria de Martí ni su solidaridad con los pueblos carentes de médicos y profesores, o afectados por calamidades naturales. El avance de la ciencia cubana, capaz de producir cinco vacunas contra el virus de la Covid-19, permite que hoy otras naciones se beneficien con ese recurso imprescindible frente a la gravedad de la pandemia.
No obstante, resulta preocupante el aumento del flujo migratorio, en especial rumbo a los Estados Unidos. Muchos abandonan la Isla –jóvenes en su mayoría— no por razones políticas, sino por razones económicas. Son igualmente preocupantes la espiral inflacionaria, el mercado paralelo de alimentos, la corrupción que amenaza la moral revolucionaria.
¿Qué dirías tú, Che, ante esa desafiante coyuntura? Tal vez haya quien imagine que dirías que la dirección de la Revolución se vio perjudicada por la desaparición física de Fidel y el alejamiento de Raúl de las funciones de gobierno. No me parece justo. Díaz-Canel es un hombre preparado que se desempeñó con éxito en el combate a la pandemia en Cuba, y el Buró Político y la dirección del PCC están integrados por hombres y mujeres de probadas capacidad y firmeza revolucionaria.
Pero una revolución no puede depender únicamente de su superestructura gubernamental. Eso ocurre en las democracias burguesas, en las que se tiene al pueblo por beneficiario de las iniciativas gubernamentales, dirigidas mayoritariamente a satisfacer los intereses de la clase dominante.
En una democracia socialista el gobierno es, por excelencia, el pueblo politizado, organizado y movilizado. Tal vez falte un mayor empeño en la formación ideológica de las nuevas generaciones, hoy muy conectadas con las redes digitales que, controladas por corporaciones capitalistas (big techs), difunden una ideología marcadamente consumista e individualista.
En Cuba es necesario transformar las redes digitales en trincheras revolucionarias. Y fortalecer política e ideológicamente las organizaciones de masas, como los CDR. Tú y Fidel son la prueba, como lo fuera Martí, de que las adversidades se vencen con firmeza ideológica. Si las condiciones objetivas no favorecen el desarrollo de las fuerzas productivas, entonces es preciso priorizar el perfeccionamiento de las fuerzas inductivas: la disposición subjetiva que hizo del fracaso del Moncada la victoria de la Sierra Maestra, o la que convirtió tu muerte en las selvas de Bolivia en aliento icónico para tantas generaciones de revolucionarios.
No se puede reducir la propuesta socialista al consumismo burgués. Esa propuesta debe sustentarse en las raíces de la subjetividad, en los valores morales en los que tanto insistió Martí, en la espiritualidad combativa de Fidel, en tu ejemplo al dar la vida para que el pueblo latinoamericano y caribeño tuviera vida.
Querido Che: tu emulación, tu ética revolucionaria, tu testimonio generoso de quién no se apegó al poder, son cualidades esenciales en la actual coyuntura de Cuba. Es imprescindible que las nuevas generaciones conozcan siempre más tu ejemplo y tu obra, y que estén martianamente dotadas de ese sentimiento de amor que forja al hombre y a la mujer nuevos. Como declaró Fidel, “hago una apelación a nuestros militantes, a nuestros jóvenes, a nuestros estudiantes, a nuestros economistas, para que estudien y conozcan el pensamiento político y el pensamiento económico del Che”.

Traducción de Esther Pérez

Frei Betto es autor, entre otros libros, de Paraíso perdido: viajes por el mundo socialista (Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 2016). (Site: freibetto.org)