La mia Cuba

Dall'Habana al mio cuore

Non esiste giorno in cui il mio pensiero non voli a quasi 10 mila chilometri da qui. Anche per pochi secondi, sentendo un odore, ascoltando una musica, leggendo una frase, vedendo una foto, sentendo una voce in metro o in autobus…
Mi risulta alquanto complesso mettere insieme delle righe che seguano un pensiero logico, ma come si fa ad associare Cuba ad un pensiero logico? L’Isola delle eterne contraddizioni e contrapposizioni, che scatena i sentimenti più antitetici che si possano provare, delle attrazioni, ma anche degli allontanamenti: l’Isola del sogno impossibile, che in parte si è avverato, ma che da sempre deve fare i conti con una realtà che non rispecchia l’Ideale. L’Isola che combatte e resiste quotidianamente contro un nemico che vorrebbe  aggiungere un’altra stella sulla propria bandiera.
In questa eterna opposizione di pensieri ed emozioni, il mio cuore corre sempre in un’unica
direzione. Sono stata a Cuba la prima volta a 17 anni, con mio padre (Felice): è lui che mi ha
trasmesso la passione per la Isla grande ed in generale per il Sud America. Tutto è iniziato leggendo i libri di vari autori latinoamericani che trovavo nella sua libreria (primo fra tutti G. Garcia Marquez: Cent’anni di solitudine) e guardando le foto dei suoi viaggi (Nicaragua, Messico,
Venezuela, Cuba…). Ma, quello che più mi colpiva dal rientro da questi viaggi, era il suo sguardo.
Passava i primi giorni in una sorta di isolamento da tutto e da tutti, per riuscire a conservare ancora un po’ gli incontri, le esperienze, le condivisioni, le emozioni e le sensazioni della sua vita in quell’angolo magico di mondo. Ma cosa c’era di così especial in quel posto? Certo, per un “vecchio” comunista-rivoluzionario come lui quello rappresentava il mondo che aveva sempre “sognato” e anche un po’ invidiato (“certo che a Fidel gli è andata proprio di xxx, una rivoluzione ha fatto e l’ha pure vinta”). Ma perché ritornare così tante volte? Scrive R. Genovese nel suo Cuba, falso diario: “ sono al termine di un viaggio. Come farò a liberarmi del dolore che mi porterò dietro?…
Ho nostalgia di Cuba prima ancora di esserne lontano…sono qui e sento già una voglia disperata di ritornare. C’è qualcosa a Cuba che mi prende dentro, non so cosa sia…”
Ecco, in queste poche righe mi ritrovo pienamente e in quel c’è qualcosa a Cuba che mi prende dentro descrive il mio stato interiore e viene da paragonarlo all’innamoramento. Quando ami senti, appunto, qualcosa che non riesci a dominare, che ti fa pensare continuamente a lei, che qualsiasi cosa ti porta a parlare di lei e che quando sei con lei ti senti un tutt’uno e sei felice…

Francesca Esposito, 2021, La Habana